#59 Raccontare l'indicibile
Le parole di Manuela Montanaro, una Primavera silenziosa e l'arte della gioia.
Ciao, io sono Ilenia Caito, organizzatrice di eventi, curatrice di gruppi di lettura, libroterapeuta umanistica, ex libraia, esperta digital in campo editoriale e culturale e fondatrice del Collettivo Bandelle.
Questa è Scintille, la mia newsletter settimanale, con cui cerco di accendere lampi d’ispirazione. Se ti sei persa i numeri precedenti, li trovi qui.
Scrivo usando il femminile sovraesteso come simbolo della lotta per la parità di genere.1 Buona lettura!
DENTRO LA SCINTILLA
Dialoghi intorno all’ispirazione e alla meraviglia.
Ogni newsletter ospita una breve chiacchierata con persone che sono convinta rendano il mondo più ricco. Ogni intervista è un invito a fermarsi, a riflettere e a lasciarsi ispirare. Scopriamo cosa accade quando una scintilla accende una vocazione o un talento, come si alimenta la curiosità nel quotidiano e quali esperienze possono cambiare il nostro modo di vedere il mondo. Ecco il dialogo con Manuela Montanaro.
Manuela Montanaro nasce e cresce in una provincia del Sud. Appassionata di cavalli e di frontiera, ha pubblicato diversi racconti su riviste letterarie, tra le quali ’Tina e Crack. Sua la raccolta di racconti Catrame (Ensemble, 2021). Continua a vivere a Sud con un cane, tre gatti, un cavallo e due figli.
Qual è stata la scintilla che ti ha fatto capire che la scrittura sarebbe stata la tua strada?
Scrivere è sempre stata un'attitudine naturale, non esisteva nulla di cui non potessi scrivere né storia che non volessi raccontare. Circa vent'anni fa ho iniziato a scrivere un romanzo mai pubblicato, è forse stata quella la scintilla, credere in qualcosa che non sarebbe accaduto ma continuare a crederci ugualmente.
Come coltivi la tua curiosità nel quotidiano?
Non smetto mai di avere uno sguardo inconsueto sulle cose, sulle azioni delle persone, sul trascorrere del tempo e sul mutare degli spazi. La mia curiosità è stimolata e contemporaneamente appagata dall'osservazione. L'innesco per la narrazione di una nuova storia è quasi sempre rappresentato dalla visione di una specifica scena.
C'è un momento della giornata in cui ti accorgi di essere più permeabile all'ispirazione? O un posto o un momento dell'anno?
L'ispirazione per me è puramente accidentale, non c'è mai un momento propiziatorio, c'è un'idea come una lucciola che prima si accende e spegne a intermittenza, poi diventa fissa. Indubbiamente però il mattino e l'estate sono momenti più adatti al mio processo creativo.
C'è stato un libro, un film, un incontro o un evento che ha cambiato il tuo modo di vedere il mondo?
Il libro "Ultima uscita per Brooklyn" di Hubert Selby Jr, a lungo censurato dopo la sua uscita, mi ha insegnato che è possibile raccontare l'irracontabile con straordinario lirismo e senza aver paura. Questo libro mi ha insegnato a non temere mai nulla quando si scrive.
Come riesci a mantenere vivo il senso di meraviglia e di scoperta nel tuo lavoro?
Il mondo che ci circonda non è mai unico né univoco, esistono molte chiavi di lettura di uno stesso evento, a volte può essere visto in maniera diversa anche un singolo oggetto: la possibilità di inventare decine di storie da un solo dettaglio è uno stimolo potente per l'immaginazione.
Se potessi consigliare una sola esperienza per risvegliare l’immaginazione, quale sarebbe e perché?
Senza dubbio il viaggio: è il momento in cui la mente e il corpo sono più pronti a ricevere e restituire il mondo esterno e la sua meraviglia.
Lettura a tema: L'incredibile storia di Callista Wood che morì otto volte, l’ultimo romanzo di Manuela Montanaro.
UNA COSA BELLA
Dire l’indicibile
Manuela Montanaro ci parla di quanto sia significativo raccontare l’irraccontabile.
In un corso di scrittura che ho seguito tempo fa, mi suggerirono di cercare l’ispirazione nella cosa più brutta che riuscissi a rintracciare dentro di me o nei miei ricordi: le paure che ci sembrano troppo scomode da dire, le ferite che non vogliamo mostrare, i dolori che pensiamo di dover gestire da sole possono essere un terreno fertile per creare qualcosa di prezioso. Cose che non si raccontano è il titolo di un libro di Antonella Lattanzi, ma anche un’espressione che ci riguarda da vicino. Perché in realtà, quello che non raccontiamo finisce spesso per raccontarci più di quanto pensiamo.
Da poche settimane, ho cominciato a seguire un progetto contro la dispersione scolastica. Nell’ultimo incontro è successa una cosa che mi ha colpita. Dopo appena due incontri, alcune delle persone che seguo mi hanno parlato di cose delicate, intime, dolorose. È bastato pochissimo: uno spazio sicuro, la sensazione che le parole non sarebbero state giudicate. Il risultato è stato una nuova complicità, un’energia differente. Aprirsi è stato liberatorio, ma anche trasformativo. Per loro, per me, ma anche e soprattutto per il gruppo.
Anche la Storia ci racconta che dire l’indicibile può cambiare le cose. Rachel Carson, biologa e autrice di Primavera silenziosa, negli anni ’60, parlò di qualcosa che nessuno voleva raccontare: i danni devastanti dei pesticidi sull’ambiente. Lo fece in un momento storico in cui per le donne era molto difficile accedere ai dibattiti pubblici. Lo fece pur sapendo che avrebbe incontrato ostilità, critiche feroci, persino minacce personali. Eppure scrisse, raccontò. Rompendo un silenzio collettivo, contribuì a dare inizio al movimento ambientalista moderno. Il suo coraggio nel “dire” ha generato consapevolezza. Ha dato voce alla natura, e un nuovo vocabolario alla coscienza civile.
Suggerimento libroterapico: Prendi un quaderno (o un foglio singolo se preferisci cominciare piano) e crea due colonne. Nella prima scrivi: cose che non ho mai detto a nessuno (può essere anche solo una frase, un ricordo, una parola). Nella seconda: perché non l’ho detto. Osserva quello che hai scritto. Poi scegli una delle cose nella prima colonna. E prova a trasformarla in un racconto, una poesia, un disegno, un messaggio che potresti mandare a qualcuno (anche se non lo farai davvero). Non c’è bisogno che nessuno lo legga. È solo un primo passo per portare alla luce qualcosa che vive nascosto, ma che ha ancora qualcosa da dirti.
UN LIBRO
L’arte della gioia
L’arte della gioia di Goliarda Sapienza è un libro-fiume, impetuoso, scandaloso, che ha avuto una storia editoriale tormentata quanto la sua protagonista. Rimasto inedito per anni, rifiutato dalle case editrici perché “scomodo”, è stato riscoperto e pubblicato postumo, diventando oggi un’opera di culto.
Nel romanzo tutto ruota intorno alla figura di Modesta: una donna vitale e scomoda, potentemente immorale secondo la morale comune. Una donna siciliana in cui si fondono carnalità e intelletto. Modesta nasce in una casa povera ma fin dall'inizio è consapevole di essere destinata a una vita che va oltre i confini del suo villaggio. Ancora ragazzina è mandata in un convento e successivamente in una casa di nobili dove, grazie al suo talento e alla sua intelligenza, riesce a convertirsi in aristocratica attraverso un matrimonio di convenienza. Tutto ciò senza smettere di sedurre uomini e donne di ogni tipo. Amica generosa, madre affettuosa, amante sensuale: Modesta è una donna capace di scombinare ogni regola del gioco pur di godere del vero piacere, sfidando la cultura patriarcale, fascista, mafiosa e oppressiva in cui vive. "L'arte della gioia" è l'opera scandalo di una scrittrice. È un'autobiografia immaginaria. È un romanzo d'avventura. È un romanzo di formazione. Ed è anche un romanzo erotico, e politico, e psicologico. Insomma, è un romanzo indefinibile, che conquista e sconvolge.
Modesta è una donna anticonvenzionale e libera, una donna che racconta tutto: il desiderio, la rabbia, l’ambizione, le cadute e la gioia. E anche leggerla è un atto liberatorio.
Il 13 maggio alle 19 da Spine a Bari, ci incontreremo per discutere de L’arte della gioia, all’interno del gruppo di lettura Maestre.
Questi sono gli altri gruppi di lettura:
14 MAG h19 c/o Frulez, Bari: Stoner - Williams
15 MAG h18:30 c/o Biblioteca, Casamassima: Le braci - Marai
19 MAG h19:30 c/o Feltrinelli, Bari: Come muoiono le democrazie - Ziblatt, Levitsky
20 MAG h19 c/o Vecchie Segherie, Bisceglie: Uno a scelta tra Quello che so di te, L'anniversario, Poveri a noi e Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia
4 GIU h 19 c/o Spazio13, Bari: Morfina - Bulgakov
5 GIU h19:30 c/o Feltrinelli, Bari: Portofino blues - Aiolli
Per partecipare agli incontri basta iscriversi: puoi CLICCARE QUI.
Per conoscere tutti gli eventi che organizzo invece, CLICCA QUI.
E infine, per entrare nel gruppo telegram riservato a chi partecipa ai GDL, CLICCA QUI.
UN EVENTO SPECIALE
Una presentazione corale
"L’incredibile storia di Callista Wood che morì otto volte" non è solo un titolo magnetico — è un invito a lasciarsi trasportare in una storia fuori dall’ordinario, fatta di reincarnazioni, misteri, identità multiple e domande senza risposte semplici. A scriverla è Manuela Montanaro, autrice barese dal piglio brillante e spiazzante, che lunedì 27 maggio alle 18:30 sarà ospite della Feltrinelli di Bari.
Ma l’incontro non sarà una classica presentazione. Abbiamo pensato di costruirlo insieme. Ecco come:
Leggiamo il libro – ciascuna per proprio conto.
Ci incontriamo online il 22 maggio alle 19 per discuterne e stilare una lista di domande da porre a Montanaro. Una vera e propria preparazione collettiva.
Il 27 maggio, saremo in libreria non come spettatori, ma come protagonisti del dialogo. A fare le domande sarà chi ha partecipato al percorso.
Una modalità diversa, più viva e partecipata, per leggere insieme e parlare davvero con chi i libri li immagina e li scrive.
Se vuoi far parte del gruppo di lettura che sta preparando l’incontro, PUOI ENTRARE IN QUESTO GRUPPO TELEGRAM.
LE MIE SCINTILLE
Ho guardato la mostra su Ligabue a Bologna: bellissima e ricca, da visitare.
Ho visto Severance: mi ha presa tantissimo e, dopo 2 settimane, ci penso ancora spesso. Ipnotico.
CODA
Se vuoi capire come lavoro con la libroterapia, seguire un percorso di avvicinamento alla lettura per te o per bambinə, sperimentare il potere della lettura condivisa in un piccolo gruppo privato o in azienda, iniziare un percorso di digital coaching, scrivimi per accordarci per una chiacchierata: leggiconileniacaito@gmail.com
Se ti è piaciuta questa newsletter:
Se vuoi lasciarmi un pensiero o una nota:
Se ti hanno inoltrato #Scintille e vuoi riceverla anche nella tua casella di posta:
Perché ho deciso di usare il femminile sovraesteso: “Quando ci si riferisce una moltitudine mista, la norma dell'italiano prevede l'uso del maschile sovraesteso che chi caldeggia definisce universale o facente le veci del neutro.
Tuttavia oggi abbiamo una serie di studi empirici (vedi gli studi di Pascal Gigax) che mostrano come il maschile sovraesteso guidi il nostro cervello a pensare in un determinato modo. Per quanto sappiamo che, secondo le regole delle nostre lingue, il maschile sovraesteso è un po' un succedaneo di un neutro inesistente o, meglio, una forma priva di genere inesistente, il nostro cervello la decodifica primariamente come maschile e solo successivamente come forma sovraestesa, con tutta una serie di conseguenze di invisibilizzazione degli altri generi esistenti nella società.
Come nota il linguista Guy Deutscher, infatti, non è che la lingua ci costringa a pensare in un certo modo o ci impedisca di pensare in un altro, ma è vero che ci fornisce dei percorsi preferenziali di pensiero, secondo la legge del minimo sforzo.”