#46 Decentrare lo sguardo
Dialogo con Giovanni Turi, un seme millenario e tutti i gruppi di lettura.
Ciao, io sono Ilenia Caito, libroterapeuta, ex libraia, esperta digital in campo editoriale e culturale, organizzatrice di eventi, curatrice di gruppi di lettura, counsellor in formazione e fondatrice del Collettivo Bandelle.
Questa è Scintille, la mia newsletter settimanale, con cui cerco di accendere lampi d’ispirazione. Se te l’hanno inoltrata e vuoi riceverla regolarmente, clicca qui.
NB: In questa newsletter, ho deciso di utilizzare il femminile sovraesteso, come simbolo della lotta alla disparità di genere. Immagino che persone di genere maschile possano sentirsi escluse: l’intento è quello di riflettere sulla sensazione che possono avvertire quotidianamente, le persone di altri generi quando non si vedono rappresentate. Buona lettura o ascolto! 1
DENTRO LA SCINTILLA
Dialoghi intorno all’ispirazione e alla meraviglia.
Ogni newsletter ospita una breve chiacchierata con persone che sono convinta rendano il mondo più ricco. Ogni intervista è un invito a fermarsi, a riflettere e a lasciarsi ispirare. Scopriamo cosa accade quando una scintilla accende una vocazione o un talento, come si alimenta la curiosità nel quotidiano e quali esperienze possono cambiare il nostro modo di vedere il mondo.
Ecco il dialogo con Giovanni Turi. Giovanni (1983) è fondatore e direttore di TerraRossa Edizioni e lavora in ambito editoriale dal 2005.
In passato ha curato la collana di narrativa Nuovelettere della Stilo Editrice, creato il blog Vita da editor e pubblicato contributi su Nazione Indiana e Sul Romanzo oltre che nei periodici «Incroci – semestrale di letteratura e altre scritture», «La Rassegna della Letteratura italiana», «Stilos». Ha tenuto lezioni su scrittura ed editoria in corsi di formazione editoriale, presso istituti secondari di secondo grado e all’Università degli Studi di Firenze. Ha fatto parte della giuria pugliese del Premio Letterario La Giara indetto da RAI ERI.
Qual è stata la scintilla che ti ha fatto capire che l’editoria sarebbe stata la tua strada?
Se c’è stata, non me ne sono accorto. Quando orami era già divampato l’incendio, ho capito che ogni pagina che leggevo e mi appassionava contribuiva ad alimentarlo. Sul piano pratico, però, sì, c’è stato un episodio cruciale: ero a Firenze, neostudente di Fisica, e un giorno decisi di cambiare traiettoria per assistere a una lezione a caso di Lettere. Se dietro quella cattedra non ci fosse stato un docente straordinario come Marco Marchi, probabilmente non avrei cambiato corso di studi in meno di 24 ore e farei un altro lavoro (più stabile e remunerativo), continuando a leggere solo per diletto e non anche per professione.
Come coltivi la tua curiosità nel quotidiano e come influisce sul tuo lavoro?
Leggendo ovviamente tantissimo; cercando di incontrare quante più persone possibile e di scambiare qualche parola con loro, che siano amici o sconosciuti; ascoltando la radio (in particolare Fahrenheit su Radio 3 RAI ed Effetto notte su Radio24); quando riesco, andando a teatro o, anche se ormai sempre meno, al cinema. Insomma confrontandomi con altri sguardi che mi costringono a decentrare il mio. Spesso non c’è un riscontro diretto sul mio lavoro, ma un graduale rinnovamento di chi sono e di quel che penso e dunque, alla lunga, anche di quel che faccio.
C'è un momento della giornata in cui ti accorgi di essere più permeabile all'ispirazione? O un posto o un momento dell'anno?
La sera, sul tardi, quando c’è silenzio e tutti gli altri dormono, talvolta ho l’impressione di sentire delle voci… No, scherzo! Diciamo che è il momento in cui, stanchezza permettendo, riesco a liberare la mente e dare spazio al nuovo, all’imprevisto, ai cortocircuiti del pensiero.
C'è stato un libro, un film, un incontro o un evento che ha cambiato il tuo modo di vedere il mondo?
Non so di preciso, forse La pelle di Curzio Malaparte? Avevo ricevuto un’educazione cattolica e borghese e quel libro, letto credo a 18-19 anni, mi ha suggerito che se un Dio esiste, è crudele, e che sotto le convenzioni c’è sempre solo e comunque il sangue che pulsa ed è da quello che bisogna partire per capire chi siamo.
Come riesci a mantenere vivo il senso di meraviglia e di scoperta nel tuo lavoro?
Quello non lo faccio io, ma gli autori che riescono a ribaltarmi attraverso le loro opere, che siano già pubblicate o inedite. Capita sempre più di rado, ma con immutata forza.
Se potessi consigliare una sola esperienza (una lettura, un viaggio, una mostra...) per risvegliare l’immaginazione, quale sarebbe e perché?
Ah, non saprei, ognuno deve trovare quei libri (e quegli editori) che li sappiano condurre fuori dalla propria confort zone, quei posti che gli ricordano l’infanzia e/o che gli facciano desiderare il futuro. Posso solo consigliare di silenziare più spesso i propri smartphone e regalarsi un po’ più di tempo per sé.
Lettura a tema: L'indignata di Giuliana Zeppegno, ultimo libro pubblicato da Terrarossa Edizioni
UNA COSA BELLA
Un seme di 1000 anni fa
Immagina di trovare un seme vecchio di oltre 1000 anni, dimenticato in una caverna nell'antica Giudea…
È proprio quello che è successo a un gruppo di scienziati che ha dato nuova vita a un piccolo tesoro, riportando in vita un albero che racconta storie di mercanti, medicine antiche e rituali sacri. Chiamato "Sheba", questo albero straordinario è il simbolo della resilienza della natura, che sopravvive ai millenni e si ripresenta, contro ogni aspettativa, per stupirci ancora.
Negli anni '80, un gruppo di archeologi dell’Università Ebraica scoprì una serie di semi antichi durante uno scavo nel deserto di Giudea. Questi semi rimasero custoditi per decenni, finché uno di essi non arrivò alla dottoressa Sarah Sallon di Gerusalemme. Convinta del potenziale di sopravvivenza dei semi dopo lunghi periodi di dormienza, decise di piantarne uno, portando a un risultato sorprendente: il seme germogliò, sfidando i millenni di storia.
La piantina che ne nacque destò curiosità e stupore, poiché la sua identità rimaneva un enigma. Botanici ed esperti non riuscivano a classificarla con precisione. Solo anni dopo, si scoprì che apparteneva al genere Commiphora, famoso per la produzione di mirra e incenso, resine citate persino nella Bibbia. Nonostante ciò, la specie precisa rimane tutt’ora incerta, suggerendo la possibilità di una varietà estinta.
Dopo 14 anni, la pianta è alta circa 2,5 metri e continua a essere oggetto di studio. La sua rinascita offre uno sguardo unico su ecosistemi e pratiche agricole del passato, mostrando come la scienza moderna possa collaborare con la storia per far rivivere piante scomparse. Sheba è un simbolo di resilienza e un esempio di come la conservazione della biodiversità possa trarre beneficio dalle scoperte archeologiche, spingendoci a riflettere sull'importanza di preservare il nostro patrimonio naturale per il futuro.
Lettura a tema: L'uomo che piantava gli alberi di Jean Giono
Suggerimento: Ti invito a coltivare la curiosità e l'apertura verso aspetti nuovi di te, ispirandoti all'antico seme che ha rivelato la sua identità solo dopo essere stato esplorato e studiato. Prenditi qualche minuto per riflettere su una parte di te o un'area della tua vita che non conosci bene o che non hai mai approfondito (un hobby, un'abilità, un interesse culturale, un ambito di studio…). Annota quello che ti viene in mente e dedica un'ora questa settimana per esplorare quella parte di te. Ad esempio, se ti interessa la pittura ma non l’hai mai provata, guarda un tutorial online e sperimentala. Se sei curiosa riguardo a un argomento storico o culturale, leggi un articolo o un libro a riguardo. L’obiettivo è essere come la dottoressa Sallon, pronta a scoprire qualcosa di sconosciuto e prezioso. Poi fermati e prova a rispondere a queste due domande: cosa sto scoprendo di nuovo su di me? Questa nuova scoperta come potrebbe influenzare altri aspetti della mia vita?
IL PROSSIMO GRUPPO DI LETTURA
Prossimo gruppo di lettura Trucioli
Quel maledetto Vronskij di Claudio Piersanti è più di un semplice romanzo: è un viaggio nelle pieghe dell'animo umano. La storia di Giovanni, un uomo che si aggrappa con tutta la sua forza al ricordo di un amore apparentemente spezzato, cattura fin dalle prime righe. La sua ricerca di risposte, innescata dalla misteriosa sparizione della moglie Giulia e dalla lettura di Anna Karenina, ci conduce in un percorso fatto di emozioni potenti, ossessioni e struggente tenerezza.
Un romanzo che parla della vita comune e delle sue sorprese, delle piccole abitudini che costruiscono un amore e dei momenti in cui tutto sembra crollare. È una riflessione su ciò che ci rende vulnerabili, ma anche umane: l'incapacità di comprendere del tutto chi amiamo, la necessità di accettare l'ignoto.
Se vuoi immergerti in una storia che esplora il cuore e la mente, ti consiglio di unirti a Trucioli, il gruppo di lettura della Libreria Vecchie Segherie. Discuteremo insieme di questo romanzo intenso e delle rivelazioni che offre. Sarà un'occasione per confrontarsi, emozionarsi e trovare nuove prospettive attraverso le esperienze condivise.
Ne parliamo martedì 12 novembre alle 19 da Vecchie Segherie a Bisceglie. (Puoi partecipare anche se non hai fatto in tempo a terminare il libro. )
Gli incontri sono aperti a chiunque, ma a numero chiuso. Per partecipare è necessario iscriversi SU EVENTBRITE.
GLI ALTRI GRUPPI DI LETTURA
18 novembre h 19 da Feltrinelli (tema Saggi) - La frontiera di Alessandro Leogrande: ISCRIVITI QUI. Vota la prossima lettura qui.
27 novembre h 19 da Frulez (tema Inclusione) - L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito: ISCRIVITI QUI. Vota la prossima lettura qui.
3 dicembre h 19 da Feltrinelli (tema Editoria indipendente) - L’estate in cui mia madre ebbe gli occhi verdi di Tatiana Tibuleac: ISCRIVITI QUI. Vota la prossima lettura qui.
Se trovi l’evento che ti interessa soldout, segnati in lista d’attesa: potresti essere ripescata.
Per entrare nel gruppo telegram per chi partecipa ai GDL > > > CLICCA QUI.
APPUNTAMENTI
Qualche evento che mi vede coinvolta
10 novembre h 10 nella Biblioteca Comunale di Casamassima: Festa! Ingresso libero.
11 novembre h 18:30 da Feltrinelli Bari: presento Come nascono le storie con Pablo Trincia. Ingresso libero.
16 novembre h 10 nella Biblioteca di Casamassima: lettura ad alta voce per bambini e bambine (3-6 anni). Ingresso libero.
21 novembre h 18:30 nella biblioteca di Casamassima: presentazione e avvio dei gruppi di lettura.
23 novembre a Bari: workshop di libroterapia QUADERNO PROIBITO.
6 dicembre h 18:30 nella Biblioteca Gaetano Ricchetti: Silent Reading Party…a tema Santa Claus. Con Collettivo Bandelle. L’evento è sold-out, ma è attiva una lista d’attesa. Ingresso con contributo libero.
11 dicembre h 18:30 da Feltrinelli Bari: Antonella Gaeta ospite de I libri degli altri. Con Collettivo Bandelle. Ingresso libero. (Se vuoi preparare l’intervista con noi, entra nel nostro gruppo Telegram.)
15 dicembre h 10:30 da Officina degli Esordi: SAVE THE DATE per il nostro imperdibile SECRET SANTA! Presto aggiornamenti…
LE MIE SCINTILLE
Ho guardato Una donna promettente e che rabbia!
Ho guardato anche Qui non è Hollywood e vorrei parlarne con chiunque lo abbia visto.
Era tanto che non ascoltavo Camille. Ho ripreso il primo album che ho ascoltato ed è sempre WOW!
CODA
Se vuoi capire come lavoro con la libroterapia, seguire un percorso di avvicinamento alla lettura per te o per bambinə, sperimentare il potere della lettura condivisa in un piccolo gruppo privato o in azienda, scrivimi per accordarci per una chiacchierata.
Per qualsiasi contatto: leggiconileniacaito@gmail.com
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Perché ho deciso di usare il femminile sovraesteso: “Quando ci si riferisce una moltitudine mista, la norma dell'italiano prevede l'uso del maschile sovraesteso che chi caldeggia definisce universale o facente le veci del neutro.
Tuttavia oggi abbiamo una serie di studi empirici (vedi gli studi di Pascal Gigax) che mostrano come il maschile sovraesteso guidi il nostro cervello a pensare in un determinato modo. Per quanto sappiamo che, secondo le regole delle nostre lingue, il maschile sovraesteso è un po' un succedaneo di un neutro inesistente o, meglio, una forma priva di genere inesistente, il nostro cervello la decodifica primariamente come maschile e solo successivamente come forma sovraestesa, con tutta una serie di conseguenze di invisibilizzazione degli altri generi esistenti nella società.
Come nota il linguista Guy Deutscher, infatti, non è che la lingua ci costringa a pensare in un certo modo o ci impedisca di pensare in un altro, ma è vero che ci fornisce dei percorsi preferenziali di pensiero, secondo la legge del minimo sforzo.”
Ma che bella questa intervista a Giovanni Turi!