#40 Le ultime letture di giugno
Gli ultimi incontri dei gruppi di lettura di quest'anno regalano letture bellissime.
Ciao, io sono Ilenia Caito, libroterapeuta, ex libraia, esperta digital in campo editoriale e culturale, organizzatrice di eventi, curatrice di gruppi di lettura e counsellor in formazione.
Scintille è la mia newsletter settimanale, con cui cerco di accendere lampi d’ispirazione. Se te l’hanno inoltrata e vuoi riceverla regolarmente, clicca qui.
In questa newsletter, ho deciso di utilizzare il femminile sovraesteso, come simbolo della lotta alla disparità di genere. Immagino che persone di genere maschile possano sentirsi escluse: l’intento è quello di riflettere sulla sensazione che possono avvertire quotidianamente, le persone di altri generi quando non si vedono rappresentate.1
LE ULTIME LETTURE DELL’ANNO
Pomodori verdi fritti: lunedì 17 giugno, h 19:00 @ Frulez
“C'è qualcos'altro che devi sempre ricordare. Ci sono persone magnifiche su questa terra, che se ne vanno in giro travestite da normali esseri umani.”
da Pomodori verdi fritti di Fannie Flagg
Quarta di copertina: Vero e proprio caso editoriale, Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop è un piccolo capolavoro che molte lettrici hanno scoperto e amato anche grazie all’omonimo fortunato film dei primi anni Novanta. Coniugando uno humour irresistibile alla rievocazione struggente di un mondo che non c’è più, Fannie Flagg racconta la storia del caffè aperto in un’isolata località dell’Alabama dalla singolare coppia formata da Ruth, dolce e riservata, e Idgie, temeraria e intraprendente. Un locale, il loro, che è punto di incontro per i tipi umani più diversi e improbabili: stravaganti sognatori, poetici banditi, vittime della Grande Depressione. La movimentata vicenda che coinvolge Ruth e Idgie, implicate loro malgrado in un omicidio, e la tenacia che dimostrano nello sconfiggere le avversità, donano a chiunque segua le loro avventure la fiducia e la forza necessarie per affrontare le difficoltà dell’esistenza.
Di Pomodori verdi fritti parleremo lunedì 17 giugno, h 19:00 @ Frulez.
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Chi dice e chi tace: mercoledì 19 giugno, h 19 @ Vecchie Segherie
“Volevo raccontare la storia d’amore tra due donne e volevo raccontare che la cura e il possesso hanno gli stessi gesti, sono come il veleno e il farmaco, dipendono dalla proporzione – racconta Chiara Valerio – Volevo raccontare che un paese somiglia a una pianta, pensa con le radici sottoterra, invisibile. Volevo raccontare di una donna che perde tutte le certezze della vita ma non ha paura, nonostante tutto intorno a lei, tremi”.
Scauri, affacciato sul Tirreno, è l’ultimo paese del Lazio, un posto né bello né brutto, con una sua grazia scomposta. Qui negli anni Settanta si trasferisce Vittoria, è arrivata assieme a Mara, forse l’ha adottata, forse l’ha rapita, si dicono tante cose. Vittoria, con la sua risata che comincia bassa e finisce acuta, è una donna distaccata e affabile, accogliente ed evasiva; ha comprato una casa nella quale chiunque può entrare e uscire, ha aperto una pensione per animali quando in paese i veterinari si preoccupano solo di mucche e conigli. Vittoria non ha mai litigato, non ha mai cambiato taglio di capelli. La sua generosità è inesauribile, alcune sue abitudini sono diventate moda comune. Il paese non la capisce, eppure si sente attratto da lei.
Vittoria viene ritrovata morta nella vasca da bagno, uno stupido incidente, una fine improbabile. Il paese accetta, perché sa capire le disgrazie e tace, Lea Russo invece no. Lea, che fa l’avvocato, ha un marito, due figlie e una vita ricca di impegni, è sempre stata affascinata da Vittoria. Non vuole accontentarsi di ciò che ha avuto sempre davanti agli occhi. Vuole capire come è morta Vittoria, e chi era davvero. Ciò che emerge della donna, del suo passato insospettabile, spinge Lea Russo lungo un sentiero su cui è difficile avanzare, e dal quale è impossibile tornare indietro. Qui scopre l’evanescenza dell’identità, la sua e quella di tutti. Qui scopre, senza riuscire a contarle, quante sono le facce della violenza. Storia nera di personaggi, indagine su una provincia insolita, ritratto di donne in costante mutazione. In Chi dice e chi tace niente rimane mai fermo, le passioni, le inquietudini, le verità e gli enigmi, i silenzi del presente e il frastuono del passato: tutto sempre si muove, tutto può sempre cambiare.
Il libro è nella dozzina finalista al Premio Strega del 2024.
Di Chi dice e chi tace parleremo mercoledì 19 giugno, alle 19 nella Libreria Vecchie Segherie. Anche questo sarà l’ultimo appuntamento della stagione.
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LE ULTIME LETTURE DELL’ANNO
Pomodori verdi fritti: lunedì 17 giugno, h 19:00 @ Libreria Laterza
“Non ho mai dubitato dell'amore di Liliana. Non ho mai dubitato, voglio dire, che Liliana mi amasse. Diffidai di tutti gli altri: i fidanzati, gli amici, i parenti, i miei genitori. Arrivai a credere che l'insistenza dei miei genitori contro una libertà che loro stessi avevano instillato in me fosse a sua volta mancanza di affetto. Eppure mi sono sempre sentita protetta nel mondo perché sapevo, ero certa che qualunque cosa potesse capitare, alla fine di tutto, Liliana mi avrebbe sempre amata.”
da L’invincibile estate di Liliana di Cristina Rivera Garza
Quarta di copertina: Il 16 luglio del 1990, a Città del Messico, Liliana Rivera Garza fu vittima di un femminicidio. Aveva vent’anni, studiava architettura. Da tempo cercava di porre fine a una relazione con un ragazzo che non le dava tregua. Qualche settimana prima della tragedia, prese una decisione definitiva: nel cuore dell’inverno aveva imparato che in lei c’era, come diceva Albert Camus, un’invincibile estate. L’avrebbe lasciato per sempre. Avrebbe cominciato una nuova vita. Avrebbe fatto un master, si sarebbe trasferita a Londra. La decisione del ragazzo fu che lei non avesse una vita senza di lui.
Trent’anni dopo, a partire dalle carte di Liliana, dalle indagini dell’epoca e dalle testimonianze di amici e familiari, Cristina Rivera Garza ricostruisce la storia della sorella, una storia personale ma terribilmente universale: quella di una giovane donna, brillante e determinata, che muove i primi passi in un mondo permeato dalla violenza di genere. Dal primo amore con un ragazzo affascinante ma geloso e possessivo, fino all’ultima meravigliosa estate, fatta di viaggi, emozioni e libertà mai sperimentate prima. In un memoir che sfida ogni convenzione stilistica, con una prosa luminosa e poetica e un finissimo equilibrio tra fiction e non fiction, Rivera Garza affronta il lutto che l’ha cambiata per sempre, e che ancora oggi determina la persona che è e le cause per le quali si impegna a lottare ogni giorno.
VINCITORE DEL PREMIO PULITZER 2024
FINALISTA AL NATIONAL BOOK AWARD 2023
Di L’invincibile estate di Liliana parleremo giovedì 20 giugno, h 19:00 @ Laterza Libreria. Durante l’incontro ci sarà anche una piccola sorpresa da parte della libreria.
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EVENTI CON IL COLLETTIVO BANDELLE
martedì 18 giugno h 18:30, Feltrinelli: Licia Lanera ospite della rassegna I libri degli altri > > > Ingresso libero senza prenotazione
martedì 2 luglio h 18:30, Feltrinelli: Maria cafagna ospite della rassegna I libri degli altri > > > Ingresso libero senza prenotazione
CODA
Se vuoi capire come lavoro con la libroterapia, seguire un percorso di avvicinamento alla lettura per te o per bambinə, sperimentare il potere della lettura condivisa in un piccolo gruppo privato o in azienda, scrivimi per accordarci per una chiacchierata.
Per qualsiasi contatto: leggiconileniacaito@gmail.com
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Perché ho deciso di usare il femminile sovraesteso: “Quando ci si riferisce una moltitudine mista, la norma dell'italiano prevede l'uso del maschile sovraesteso che chi caldeggia definisce universale o facente le veci del neutro.
Tuttavia oggi abbiamo una serie di studi empirici (vedi gli studi di Pascal Gigax) che mostrano come il maschile sovraesteso guidi il nostro cervello a pensare in un determinato modo. Per quanto sappiamo che, secondo le regole delle nostre lingue, il maschile sovraesteso è un po' un succedaneo di un neutro inesistente o, meglio, una forma priva di genere inesistente, il nostro cervello la decodifica primariamente come maschile e solo successivamente come forma sovraestesa, con tutta una serie di conseguenze di invisibilizzazione degli altri generi esistenti nella società.
Come nota il linguista Guy Deutscher, infatti, non è che la lingua ci costringa a pensare in un certo modo o ci impedisca di pensare in un altro, ma è vero che ci fornisce dei percorsi preferenziali di pensiero, secondo la legge del minimo sforzo.”