Ciao, io sono Ilenia Caito, libroterapeuta, ex libraia, esperta digital in campo editoriale e culturale, organizzatrice di eventi, curatrice di gruppi di lettura e counsellor in formazione.
Scintille è la mia newsletter settimanale, con cui cerco di accendere lampi d’ispirazione. Se te l’hanno inoltrata e vuoi riceverla regolarmente, clicca qui.
In questa newsletter, ho deciso di utilizzare il femminile sovraesteso, come simbolo della lotta alla disparità di genere: immagino che persone di genere maschile possano sentirsi escluse: l’intento è quello di riflettere sulla sensazione che possono avvertire quotidianamente, le persone di altri generi quando non si vedono rappresentate. Buona lettura! 1
UNA LETTURA TRASFORMATIVA
Chi dice e chi tace di Chiara Valerio
“La mia testa invece correva e si perdeva come i bambini che esplorando i dintorni chiamano montagne i cumuli di pozzolana e abissi i fossati di irrigazione. Tutto quello che vedono diventa enorme quando lo raccontano, vivono avventure, e per tutte le cose che non conoscono si inventano un nome. Ritrovavo in me capacità di speculazione che pensavo sopite, la possibilità di autosuggestione che nell'infanzia è una risorsa e nell'età adulta un brutto vizio.”
da Chi dice e chi tace di Chiara Valerio
Questo passaggio tratto dall’ultimo libro di Chiara Valerio (candidato allo Strega) mi ha fatto pensare che conservare le caratteristiche tipiche dell’ infanzia può essere salvifico e vitale nella nostra quotidianità adulta. Immagina per un momento la bambina che eri: curiosa, entusiasta, piena di meraviglia e aperta alle possibilità del mondo. Queste qualità, spesso soffocate dalla pressione della conformità e delle responsabilità adulte, sono tesori preziosi che possono arricchire la tua vita quotidiana e fornire una fonte di resilienza e gioia.
Da bambine, il mondo è un luogo di magia e scoperta. Ogni giorno è una nuova avventura, ogni incontro un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo. Questa curiosità innata non è solo una fonte di conoscenza, ma anche di creatività e innovazione. Quando manteniamo viva la nostra curiosità infantile, siamo più aperte a nuove idee e più capaci di trovare soluzioni creative ai problemi. Invece di vedere gli ostacoli come barriere insormontabili, li affrontiamo con la stessa intraprendenza con cui affrontavamo un albero da scalare o un puzzle da risolvere.
La capacità di meravigliarsi è un’altra caratteristica dell’infanzia che vale la pena preservare. Da bambine, siamo costantemente stupite dal mondo intorno a noi: il modo in cui la luce riflette sull’acqua, la magnificenza del cielo stellato, il ticchettio della pioggia che batte contro la finestra. Questa capacità di provare stupore per le piccole cose ci rende più felici e ci aiuta a mantenere una prospettiva positiva, anche di fronte alle sfide. Quando portiamo con noi questa meraviglia nell’età adulta, ogni giorno può diventare un’opportunità per scoprire qualcosa di straordinario.
L’apertura alle emozioni è un’altra qualità infantile che può essere incredibilmente benefica per le persone adulte. Parlo dell’esprimere liberamente i nostri sentimenti, senza paura di giudizi o conseguenze: questa autenticità emotiva ci permette di connetterci profondamente con le altre persone e di vivere una vita più piena e soddisfacente. Quando ci permettiamo di sentire ed esprimere le nostre emozioni in modo autentico, creiamo relazioni più sincere e significative. In un mondo dove spesso ci viene chiesto di nascondere il nostro vero sentire, questa capacità può essere una fonte di forza e integrità personale.
Potrei continuare ancora per un po’, ma immagino avrai capito cosa intendo: conservare alcune caratteristiche dell’infanzia non significa regredire o evitare le responsabilità adulte. Significa, piuttosto, integrare queste qualità in una vita adulta piena e autentica. La curiosità, la meraviglia, l’apertura emotiva, la capacità di sognare, il gioco sono tutti elementi che possono arricchire la nostra esistenza, rendendoci più serene e realizzate. Non dobbiamo perdere di vista la bambina che eravamo, perché è proprio quella bambina che ci insegna a vivere una vita piena di significato e gioia.
E allora, oggi non posso che chiederti di riflettere sulle qualità che conservi sin dall’infanzia, immutate o quasi, che ti aiutano ad affrontare meglio il presente nella tua vita adulta.
Se ti va, puoi scrivermele rispondendo a questa mail: te ne sarò grata. :)
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Quello che hai fatto è un esercizio di libroterapia. Se vuoi sperimentarti ancora in questa attività, scrivimi per fissare una call conoscitiva gratuita.
Di Chi dice e chi tace parleremo in un gruppo di lettura: appuntamento da Vecchie Segherie a Bisceglie, il 19 giugno alle 19.
UNA COSA BELLA
In viaggio da sola, come da bambina
La prima volta che ho viaggiato da sola, avevo circa 8 anni: era estate e i miei mi mandarono in una di quelle che all’epoca venivano chiamate “colonie”.
La colonia estiva era una struttura situata in località marine o montane, destinata al soggiorno di bambine e adolescenti in cui svolgere attività ludiche.
Partii salutando i miei genitori, alla volta di un viaggio in bus di circa 10 ore, circondata da bimbi e bimbe tra i 6 e i 10 anni, destinazione Gambarie d’Aspromonte. Si rivelò una delle esperienze più belle della mia vita: i primi tre giorni, ogni sera mi prendeva la nostalgia e piangevo a dirotto, volevo tornare a casa. Dal 4° giorno in poi, quasi dimenticai la mia famiglia, così eccitata all’idea di essere sola con altre bambine a giocare e divertirmi da mattina a sera, e l’ultimo giorno piangevo perché non volevo andarmene.
Questa settimana, ho vissuto un’esperienza molto simile: giovedì mattina ho preso un volo per Milano, per partecipare a un bell’evento targato Kobo.
La sera prima, subito dopo l’incontro con Marcello Introna, mentre preparavo la borsa, mi sentivo triste: non volevo lasciare Luce, mi mancava alla sola idea di dormire così lontana da lei. Mi son detta “ma chi me l’ha fatto fare di accettare?”.
Giovedì mattina, in volo, la mia nostalgia si faceva già più lieve, volgendosi in eccitazione. Una volta atterrata, ero entusiasta e curiosa, proprio come quella bambina di 8 anni sull’Aspromonte.
Ho girovagato per la città senza meta, ho re-incontrato persone care che non vedevo da un po’, sono stata in una libreria bellissima piena di tesori, ho mangiato cose buonissime. Quando ieri pomeriggio, mi sono diretta all’aeroporto, ovviamente ero triste perché non volevo andarmene. :)
È stato bello tornare bambina per 2 giorni, alla riscoperta di una città che è stata la mia per tanti anni e di cui ancora sento la mancanza. È stato bello provare l’eccitazione infantile della solitudine, in cui ti senti perfettamente in bilico tra la paura di non farcela e la voglia di avventurarti.
La Ilenia bambina e quella adulta si sono date la mano per qualche ora e si sono divertite un mondo: spero lo rifacciano presto.
Quand’è stata l’ultima volta che è successo anche a te?
(In foto, io che porto in giro l’amichetto di Luce che mi ha dato prima di partire per farmi ricordare di lei)
UNA COSA NUOVA
Ho fatto scoprire i Silent Book a un gruppo di persone adulte
I silent book sono libri illustrati che raccontano storie senza parole: per questo motivo sono spesso considerati prodotti editoriali per l’infanzia. Eppure, questi albi sono in grado di accedere a territori emotivi spesso preclusi alle persone adulte, proprio a causa di quelle sovrastrutture e diffidenze tipiche di chi cresce senza conservare il suo spirito bambino.
Lo scorso weekend ho avuto la splendida opportunità di prendere parte a “Caccia all’invisibile”, la tre giorni organizzata da Lucy e La Content.
L’intento del weekend era quello di rintracciare il poetico nella vita di ogni giorno e nelle progettualità più differenti. Non dunque la poesia come genere letterario, o almeno non solo quello, ma il “poetico” come dimensione dentro cui far muovere le nostre energie creative ed esistenziali.
Ho seguito il gruppo di partecipanti in tutti e tre i giorni, ascoltando le lezioni di Nicola Lagioia, Andrea Piva ed Enzo Mansueto (questa in particolare, per me è stata bellissima). L’ultimo incontro l’ho guidato io e ho scelto di cercare il poetico proprio attraverso i silent book.
Molte delle persone partecipanti non avevano mai avuto a che fare con uno di questi libri: li hanno dapprima accolti con diffidenza, eppure hanno accettato la sfida dell’avventurarsi in una cosa nuova.
È stato sorprendente (o forse no?) vedere cosa gli albi silenti siano stati in grado di generare in queste persone: dopo la lettura, si sono cimentate con la scrittura “emotiva” generata dalle pagine sfogliate. Hanno scritto pensieri poetici, comici, intimi, emozionanti. Ho visto i loro occhi accendersi mentre sfogliavano una pagina dopo l’altra.
I silent book sono uno strumento potentissimo che io utilizzo molto nelle mie sessioni di libroterapia: per me è un onore essere il gancio che permette di scoprire questo mondo incredibilmente ricco, che parla alle persone adulte e può farle tornare bambine o farle crescere ancora un po’.
Tu leggi silent book?
UN GRUPPO DI LETTURA
La mia cosa preferita sono i mostri
Karen Reyes ha dieci anni, vive a Uptown Chicago, con la madre e il fratello Deeze. Ama l’arte, i giornalini horror e i vecchi film di mostri. Un giorno torna a casa da scuola e apprende che la vicina è morta. Suicidio, dicono, ma Karen non ci crede. Siamo nel 1968, nel pieno della contestazione, e questa storia la leggiamo dal diario scribacchiato, scarabocchiato e illustrato di Karen. I misteri sono fuori e dentro casa, perché più Karen cerca di capire cosa sia successo alla sua vicina, Anka, una sopravvissuta dell’Olocausto nazista, più comprende che c’è un terribile segreto del passato che tormenta suo fratello Deeze.
Emil Ferris debutta con questo straordinario primo capitolo di due di un romanzo grafico-fiume che le è valso un successo internazionale e il plauso di luminari come Art Spiegelman, Chris Ware e Alison Bechdel. L’edizione BAO, fedelissima all’originale di Fantagraphics, è costata centinaia di ore di calligrafia, di adattamento e di impaginazione meticolosa. Un capolavoro annunciato, una nuova evoluzione del potenziale del linguaggio del Fumetto.
Ne parliamo insieme giovedì 6 giugno alle 19, da Feltrinelli Bari (ultimo appuntamento della stagione).
INFO SUI GRUPPI DI LETTURA
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ALTRI EVENTI
31 maggio, Feltrinelli: Andrea Piva con Collettivo Bandelle > > > Ingresso libero senza prenotazione (se vuoi partecipare alla preparazione dell’incontro con Annamaria Ferretti, collegati a questo link, domani alle 17:30: Incontro Ferretti)
1 giugno, LibreriaVecchie Segherie: Silent Reading Party > > > ULTIMI POSTI
5 giugno, Caffè Portineria: GDL Oliva Denaro + Tarot Party (lettura dei tarocchi, musica live, libri a tema) > > > ULTIMI POSTI
LE MIE SCINTILLE
Ho visto The Holdovers: quanto è importante incontrare le giuste persone adulte, quando si è bambini!
Nuovi studi smentiscono il panico generalizzato sull’uso di Internet e dello smartphone
In previsione del dialogo con Andrea Piva, ho rivisto quel capolavoro de La Capa Gira
CODA
Se vuoi capire come lavoro con la libroterapia, seguire un percorso di avvicinamento alla lettura per te o per bambinə, sperimentare il potere della lettura condivisa in un piccolo gruppo privato o in azienda, scrivimi per accordarci per una chiacchierata.
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Perché ho deciso di usare il femminile sovraesteso: “Quando ci si riferisce una moltitudine mista, la norma dell'italiano prevede l'uso del maschile sovraesteso che chi caldeggia definisce universale o facente le veci del neutro.
Tuttavia oggi abbiamo una serie di studi empirici (vedi gli studi di Pascal Gigax) che mostrano come il maschile sovraesteso guidi il nostro cervello a pensare in un determinato modo. Per quanto sappiamo che, secondo le regole delle nostre lingue, il maschile sovraesteso è un po' un succedaneo di un neutro inesistente o, meglio, una forma priva di genere inesistente, il nostro cervello la decodifica primariamente come maschile e solo successivamente come forma sovraestesa, con tutta una serie di conseguenze di invisibilizzazione degli altri generi esistenti nella società.
Come nota il linguista Guy Deutscher, infatti, non è che la lingua ci costringa a pensare in un certo modo o ci impedisca di pensare in un altro, ma è vero che ci fornisce dei percorsi preferenziali di pensiero, secondo la legge del minimo sforzo.”
La fortuna di avere figli piccoli è la riscoperta di emozione sopite, che possono riaffiorare e trovare nuova linfa vitale. Sperando che il fatto di essere adulti non estingua questa flebile fiammella.
Che dispositivo potentissimo il libro senza parole! Dev'essere stato proprio trasformativo per le persone che hanno partecipato al laboratorio.
"Chi dice e chi tace" ce l'ho lì sulla libreria che mi guarda, mi sa che fra poco arriverà il suo momento.