Ciao, io sono Ilenia Caito, libroterapeuta, ex libraia, esperta digital in campo editoriale e culturale, organizzatrice di eventi, curatrice di gruppi di lettura e counsellor in formazione.
Scintille è la mia newsletter settimanale, con cui cerco di accendere lampi d’ispirazione. Se te l’hanno inoltrata e vuoi riceverla regolarmente, clicca qui.
[La newsletter di oggi è un po’ speciale, diversa dal solito: ha un tema a me molto caro. Non potevo non cogliere l’occasione di inviartela proprio oggi.]
UNA LETTURA TRASFORMATIVA
La resistenza delle donne
Sai chi sei?
Sai a cosa sei chiamata?
Per cosa vale la pena vivere e morire?
Che cosa è giusto fare?
Rompere con clamore o resistere in silenzio nel quotidiano. Tuffarsi al centro del campo di battaglia o restare ai margini – parete, pilastro, confine, protezione; grembo e custode del dolore degli altri. O entrambe le cose?
Invisibile o sfrontata, mani impeccabili o spellate, sporche d’inchiostro o di farina, mitra in spalla o in casa a dar di pedale sulla macchina da cucire. In quanti modi puoi lottare?
Chi vuoi essere?
Dentro quali sguardi ti muovi?
Sei madre? Ti senti madre?
Potresti uccidere? E a dare, invece, la vita? («Dare la vita»: le stesse parole per significare il mettere al mondo qualcuno e l’esser pronta a morire).
Essere donna è avere la guerra dentro, sempre, da sempre.
Cosa farai nei conflitti là fuori?
Come scriverai il tuo nome nel libro grande della storia e della vita?da La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi
Oggi non ti lascio un vero e proprio esercizio di libroterapia, ma questa serie di domande che mi sono fatta più volte, nella vita e che poi ho ritrovato ne l’incipit de “La resistenza delle donne” scritto da Bendetta Tobagi.
Sono domande che mi hanno guidata, riportata sulla strada giusta quando l’avevo smarrita. Interrogativi che, in alcuni casi, sono stati in grado di segnare un prima e un dopo, un sì e un no, un adesso e un mai.
Sono domande a cui ti invito a rispondere, con calma, leggendole senza fretta, una ogni tanto. Non ci sono riposte giuste o sbagliate, ci sono riposte tue che sono sicura potranno essere un faro nei giorni peggiori.
La resistenza delle donne è un libro che ti consiglio di leggere: con calma, senza fretta, una pagina ogni tanto. Meglio se cominci oggi. :)
Buona resistenza!
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UNA COSA NUOVA
“pro life”
C'è questa nuova norma che dice che nei consultori dove vanno le donne che vogliono abortire, potrebbero essere presenti anche associazioni antiabortiste, le cosiddette "pro life". Alcune regioni, tipo Piemonte e Lazio, già lo fanno grazie a delle delibere locali. Adesso, con questa legge nazionale che è stata approvata dal Parlamento e sta per essere pubblicata sulla Gazzetta, diventa una cosa ufficiale.
L'idea è stata inserita in un decreto legato al Piano di ripresa e resilienza, e tutto è partito da un emendamento presentato da un deputato di Fratelli d'Italia, Lorenzo Malagola. Anche se c'è stata opposizione e alcuni tentativi di cambiare la legge, alla fine è stata approvata sia alla Camera che al Senato.
In pratica, questo emendamento dice che le Regioni, quando organizzano i consultori previsti dalla legge sull'aborto, potrebbero coinvolgere anche queste associazioni "pro life" senza dover spendere un euro, poiché finanziate dallo Stato (prima erano i consultori stessi a decidere chi era qualificato per sostenere le donne che arrivano nei consultori).
L'idea è che queste associazioni possano offrire sostegno alle donne in gravidanza, dando un'opzione diversa dall'aborto. A me sembra di essere sempre di più dentro Il racconto dell’ancella e ho paura.
Sempre più spesso sono gli uomini a decidere per il corpo delle donne, sempre più spesso si sceglie al posto nostro. E io sono stanca di temere per il futuro mio e di mia figlia.
Resisterò, resisteremo anche a questo.
UNA COSA BELLA
Luciana Romoli, nome di battaglia Luce
Luciana Romoli è stata la “bambina della Resistenza”, espulsa a otto anni da tutte le scuole del Regno per essersi ribellata alle leggi razziali che avevano colpito la sua compagna di banco ebrea.
Nasce a Roma nel dicembre del 1930. Terza di dieci figli, cresce a Casal Bertone, quartiere popolare e operaio, in una famiglia antifascista.
Giovanissima le appare evidente e immediata la necessità della lotta per la libertà anche a costo della vita; entra così nella Resistenza, come staffetta.
A 12 anni ho falsificato i documenti per andare a lavorare in fabbrica, perché per andare a lavorare bisognava averne 14. Due anni dopo ho preso parte alla Resistenza come staffetta, ma il mio comandante partigiano non mi voleva, mi disse “Sei troppo piccola”. Un altro compagno partigiano intervenne dicendo “Ma se questa partigiana ha fatto la dura da quando aveva otto anni, prendila, non te ne pentirai”. Io appartenevo ad una famiglia di antifascisti, con uno zio confinato politico e un fratello di mia madre in galera a Regina Coeli, perché era antifascista ed era stato condannato a 5 anni. Quindi per me entrare nella Resistenza è stato facile. Ad avvenuta Liberazione e alla nascita della Repubblica, ho continuato a lottare per i diritti dei lavoratori, delle donne, specie delle giovani. Ho diretto l’associazione Ragazze in Italia e sono stata sindacalista della Camera del Lavoro di Roma insieme a Maddalena Accorinti. Dovete pensare che mi cacciavano via da tutte le fabbriche tessili dove lavoravo, perché portavo la mimosa insieme a una copia della Costituzione Repubblicana ciclostilata: mi cacciavano via dappertutto. Le attività politiche, sindacali, lavoro, studio e cura della famiglia mi hanno impegnata allo stesso modo come si sono impegnate centinaia e centinaia di donne con il loro contributo alla fondazione e alla crescita dell’Udi. Allora mancavano le scuole, mancava tutto.
Tra le tante cose, dopo la guerra, Luciana diventa anche segretaria tecnica della redazione de Il Pioniere. Proprio a lei Gianni Rodari dedicherà una delle sue filastrocche.
“La Costituzione era già stata promulgata, compreso l’art. 21 - raccontava a Morena Moretti di Radio Fujiko - ma io fui arrestata per aver scritto su un muro: 'Pace e libertà'. I compagni mi avvisarono con un fischio dell’arrivo della polizia, ma io mi trattenni fino all’ultimo perché ci tenevo a mettere l’accento sulla A. E così mi arrestarono. Mi dovetti fare 10 giorni in custodia delle suore mantellate. Telefonai a mia madre dicendole che partivo per Napoli per una campagna elettorale. Quando mia madre riferì la notizia a Rodari, presso il quale già lavoravo, lui intuì la bugia e, al mio ritorno, mi chiese di spiegargli cosa fosse realmente accaduto. Gli raccontai tutto e nacque la filastrocca che si intitola L’accento sull’A”.
“O fattorino in bicicletta
dove corri con tanta fretta?”
"Corro a portare una lettera espresso
arrivata proprio adesso”.
"O fattorino, corri diritto,
nell’espresso cosa c’è scritto?”
“C’è scritto: Mamma non stare in pena
se non rientro per cena,
in prigione mi hanno messo
perché sui muri ho scritto col gesso.
Con un pezzetto di gesso in mano
quel che scrivevo era buon italiano,
ho scritto sui muri della città
"Vogliamo pace e libertà”.
Ma di una cosa mi rammento,
che sull’-a- non ho messo l’accento.
Perciò ti prego per favore,
va’ tu a correggere quell’errore,
e un’altra volta, mammina mia,
studierò meglio l’ortografia".
Partigiana per sempre, nel 2020 Luciana - a 90 anni suonati - decide di accogliere in casa uno studente rifugiato di 22, Abdelaziz, iscritto al terzo anno all’Istituto Tecnico Turistico, arrivato in Italia dal Gambia con il sogno di laurearsi.
Luce è tutt’ora una partigiana e porta la sua storia nelle scuole.
Conoscevi la sua storia?
UN GRUPPO DI LETTURA
L’età fragile di Donatella Di Pietrantonio
Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire.
da L’età fragile di Donatella Di Pietrantonio
Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c’è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre così radicato nella terra e questa figlia più cocciuta di lui, Lucia capisce che c’è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite. Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un’occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova.
Ne parliamo insieme, martedì 21 maggio alle 19 da Libreria Vecchie Segherie Mastrototaro (Bisceglie).
INFO SUI GRUPPI DI LETTURA
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LE MIE SCINTILLE
come fu la Resistenza delle donne?
il ruolo rimosso delle donne nella Resistenza
le donne raccontano la resistenza partigiana
CODA
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Bellissima puntata, Ilenia. Leggere la storia di Luciana Romoli mi ha ha messo i brividi, mi mancava il collegamento con "L'accento sulla A" di Gianni Rodari. Grazie.