Ciao, io sono Ilenia Caito, libroterapeuta, ex libraia, esperta digital in campo editoriale e culturale, organizzatrice di eventi, curatrice di gruppi di lettura.
Scintille è la mia newsletter settimanale, con cui cerco di accendere lampi d’ispirazione. Se te l’hanno inoltrata e vuoi riceverla regolarmente, clicca qui.
UN GIOCO
Un gioco biblioterapico che prende spunto da ‘Febbraio’.
“Selah, per te ho sognato un campo di cavalli che correvano. Per te, Bianca, un pallone grande come il cielo; il mio corpo un aquilone che puoi lanciare nell’aria. Guidatemi con corde e cavalli.” - da Io sono Febbraio di Shane Jones
Io sono Febbraio è una storia allegorica e struggente, un piccolo scrigno di invenzioni letterarie, grafiche e poetiche. Shane Jones racconta una surreale fiaba invernale, in cui un'umanità oppressa, che non ha perso la speranza, ha ancora la forza di lottare. Febbraio è una persona ma anche un mese, una condizione e una stagione. In questo piccolo e originalissimo libro scritto da Shane Jones, quasi tutto è simbolico.
Così come spesso simbolici sono i sogni. Quante responsabilità diamo ai sogni, vero? Chiediamo loro di spiegarci il nostro inconscio, raccontarci le nostre speranze, rendere visibili dinamiche che non riusciamo a capire di giorno. Il sogno diventa un messaggio esistenziale a proposito di quello che manca nella nostra vita, quello che evitiamo di fare e di vivere e quelle parti di noi che abbiamo alienato.
Quello che mi piacerebbe fare oggi invece è provare a guardare ai sogni con più allegria, uscendo dalla dimensione egocentrica, volgendo lo sguardo verso l’altrə.
Prendendo spunto quindi dalla citazione in alto, ti chiedo di pensare a tre persone a cui tieni particolarmente e creare un sogno per ciascuna di loro: sogni che possano rendere felice te e loro, sogni in cui puoi esserci oppure no, fantasie razionali ma soprattutto illogiche. Chiudi gli occhi, concentrati su una persona alla volta e visualizza il miglior sogno che puoi creare per ciascuna di loro.
Ciò che ti sto chiedendo è di provare a spogliare i sogni della responsabilità delle nostre inconsapevolezze, regalando loro una leggerezza inedita.
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Quello che hai appena fatto è un esercizio di libroterapia. Come immagini possono aprirsi tante strade da un solo gioco. Se vuoi sperimentarti ancora in questa attività, scrivimi per fissare una call conoscitiva gratuita.
Di Io sono Febbraio parleremo insieme da Frulez a Bari, martedì 19 marzo alle 19.
UNA COSA BELLA
Mi piacciono gli incubi
La bimba protagonista di questa storia fa tantissimi incubi e la sua mamma decide di aiutarla leggendole ogni sera storie divertenti, regalandole peluche a forma di unicorno e una torcia a forma di ranocchio. In effetti la cosa funziona perché da quel momento in poi, le notti della bambina si popolano di fate, zucchero, miele, animaletti pelosi, fatine, principi galanti e... persino delfini canterini e arcobaleni.
Il fatto è che tutto questo la irrita terribilmente!
Ma chi lo dice che gli incubi si possono solo temere o respingere?
Un'alternativa sarebbe riconoscervi al loro interno le nostre paure e decidere, con coraggio, di scoprirle meglio, affrontarle e prendercene cura.
È quello che decide di fare la coraggiosa bimba: e in effetti si accorge che a lei i suoi incubi piacciono un sacco! Incontrarli ogni notte è un vero piacere. Allora, appena la mamma se ne va, spegne il ranocchio, resta al buio in fremente attesa e si addormenta emozionata aspettando le belve feroci, i rumori spaventosi e le bestie pericolose che animeranno le sue notti!
Si tratta di un libro per bambinə (uno dei prediletti da Luce in questo periodo), però ho la netta sensazione che potrebbe andar bene anche per tantə adultə. :)
UNA COSA NUOVA
Ai sogni non interessa nulla del nostro inconscio.
Andando a zonzo per sogni, ho scovato lo psicologo sociale Dylan Selterman e le sue teorie.
Il fenomeno dei sogni, come sai, è stato oggetto di un interesse che si perde nella notte dei tempi e spesso accompagnato da una serie di credenze popolari e teorie psicologiche, tra cui la concezione del subconscio di Freud.
Tuttavia, recenti ricerche hanno sollevato dubbi su queste nozioni e hanno suggerito che i sogni potrebbero essere meno misteriosi di quanto si pensi.
Secondo Selterman, che in passato ha gestito anche un laboratorio sui sogni alla University of Maryland, anche se i sogni occupano il nostro tempo mentre dormiamo, siamo perfettamente consapevoli delle situazioni che viviamo mentre li facciamo. Dai risultati di un suo studio, emerge che il più delle volte, le persone durante i sogni pensano, sentono e si comportano in modi coerenti con le loro tendenze relazionali da sveglie, le loro attività quotidiane e le variabili della loro personalità.
La maggior parte delle persone poi, riesce anche con una certa regolarità a ricordare i propri sogni al risveglio, in alcuni casi anche a tenere un diario. E i sogni che raccontano sono fondamentalmente non troppo diversi dalle fantasie che le persone possono avere da sveglie, o da ciò che definiamo sogni a occhi aperti. Questa espressione, secondo Selterman, è spesso usata per descrivere pensieri che abbiamo da svegli e che per qualche aspetto sono simili a un sogno: «ma non c’è niente di inaccessibile o misterioso in quei pensieri, sia che siamo svegli sia che siamo addormentati». I sogni reali potrebbero in definitiva non essere più “subconsci” di quanto lo siano quelli a occhi aperti.
Cosa significa questo? Che anche se le teorie freudiane sui desideri inconsci e repressi sono state parzialmente confermate, il campo delle neuroscienze offre una prospettiva più empirica sull'origine e la funzione dei sogni, suggerendo che potrebbero essere coinvolti nel consolidamento e nella riorganizzazione della memoria durante il sonno. Magari molto meno romantico, ma forse più funzionale.
UN GRUPPO DI LETTURA
Spatriati di Mario Desiati
Claudia è solitaria ma sicura di sé, stravagante, si veste da uomo. Francesco è acceso e frenato da una fede dogmatica e al tempo stesso incerta. Lei lo provoca: lo sai che tua madre e mio padre sono amanti? Ma negli occhi di quel ragazzo remissivo intravede una scintilla in cui si riconosce. Da quel momento non si lasciano più. A Claudia però la provincia sta stretta, fugge appena può, prima Londra, poi Milano e infine Berlino, la capitale europea della trasgressione; Francesco resta fermo e scava dentro di sé. Diventano adulti insieme, in un gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa, in cui finiscono sempre per ritrovarsi. Mario Desiati mette in scena le mille complessità di una generazione irregolare, fluida, sradicata: la sua. Quella di chi oggi ha quarant’anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo, di chi si è sentito davvero un cittadino d’Europa. Con una scrittura poetica ma urticante, capace di grande tenerezza, Desiati torna a raccontare le mille forme che può assumere il desiderio quando viene lasciato libero di manifestarsi. Senza timore di toccare le corde del romanticismo, senza pudore nell’indagare i dettagli più ruvidi dell’istinto e dei corpi, interroga il sesso e lo rivela per quello che è: una delle tante posture inventate dagli esseri umani per cercare di essere felici.
«Lascerò questa bottiglia intonsa. La berrò in Puglia, in ricordo degli scrittori della mia terra, a cominciare da Mariateresa Di Lascia, che lo vinse nel 1995 e non poté ritirarlo perché morì alcuni mesi prima. E vorrei aprirla vicino a dove è Alessandro Leogrande, che era un mio amico: l’avremmo bevuta insieme». - Mario Desiati ritira il Premio Strega 2022
Ne parliamo insieme, lunedì 25 marzo alle 20, a Casa delle Donne del Mediterraneo.
INFO SUI GRUPPI DI LETTURA
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Le mie scintille:
Ho chiesto alle persone che frequentano i miei gruppi di lettura di fare un percorso insieme verso l’8 marzo. Se ti va, puoi contribuire anche tu.
Ho scoperto che trarranno una serie da uno dei miei libri preferiti, (su cui sto lavorando per una cosa super bella): Quaderno proibito.
Su Netflix ho guardato il tostissimo La società della neve. Non guardarlo se hai voglia di puro e leggero svago.
Non avrei mai pensato che si potesse seriamente unire la psicologia all’astrologia. E invece…
CODA
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